Il cronometro e l’età

Quando i runners chiedono di allenarsi con me devono prima compilare un breve questionario. Le risposte mi forniscono con un sacco di informazione sull’atleta.  Pure il modo in cui compilano il modulo ha un suo significato. Il numero di parole scritte, la scelta dei sostantivi, verbi ed aggettivi sono indizi nella loro personalità. Ma la cosa più interessante è scoprire il passato, presente e futuro di quella persona.

Quali sport hanno giocato da giovani? Sono sempre stati attivi? Come si sono allenati la settimana scorsa? Qual’è il loro obiettivo nel prossimo (o lontano) futuro?

Tutte queste informazioni mi dicono dove sono stati, dove sono ora e che cosa sperano di ottenere in futuro. Ultimamente ho ricevuto molte  richieste da persone che avevano corso in passato per poi prendere una pausa (pianificata o non) e ora vogliono tornare a correre. Chiedono assistenza perché non hanno più gli stessi ritmi e non capisco perché, dato che corrono lo stesso numero di chilometri. Nove volte su dieci il problema sta nell’età e il passare degli anni.

Vi dico tutto questo perché ieri ho ricevuto una richiesta da una signora un po ‘più giovane di me. Ecco un esempio del suo passato / presente / futuro.

Passato: Qual è il tuo maratona PR e in che anno l’hai realizzato? Risposta: 03:42:46 nel 2006

Presente: Elenca gli allenamenti degli ultimi sette giorni. Risposta: Niente, non sto correndo in questo momento.

Future: Qual è il tuo obiettivo? Risposta: correre una maratona in 3:30:00.

Potrete capire anche voi dove sta il problema. E’ davvero difficile spiegare a qualcuna che sono passati dieci anni e la possibilità di correre come quando avevano 20, 30 o 40 anni (non parliamo di migliorare) è molto poco probabile. Non impossibile ma improbabile.  Ma ora ho una risposta migliore! Li mando sul sito di Marathon Guide che prende in considerazioni l’età e gli anni che sono passati per darvi l’equivalente del tempo che potreste ottenere oggi. (Link QUI).

Digitate la distanza della gara, il tempo ottenuto e l’età che avevate in quel momento. Possiamo usare i miei tempi come esempio.

Quando avevo 38 anni ho corso la maratona di Parigi 3:51:46 (senza chip!). Anche adesso mi vengono queste idee da manicomio che devo allenarmi per tornare su quei tempi. E’ da pazzi, lo so! Devo essere cosciente che si matura, gli ormoni cambiano e anche il nostro stile di corsa e postura “si evolve”. Il rallentamento è naturale, ma non dobbiamo assolutamente  scoraggiarci. Quando capisco che il tempo equivalente per una mia maratona oggi sarebbe  intorno a 4:39:50 mi sento un po’ più ispirata a fare almeno un tentativo. Andate sul sito e provate anche voi ad inserire i vostri numero per vedere quale dovrebbero essere i vostri tempi di gara nel 2021. Vi darà quel pizzico di divertimento per allenarvi di nuovo con brio.

Cinque parole chiavi per correre

Iniziare un nuovo anno significa avere davanti una strada nuova, tutta da percorrere.

Quando siamo in viaggio verso una meta sconosciuta, ci servono alcuni presupposti di base: sapere dove stiamo andando, definire le tappe, capire se stiamo procedendo bene, sapere cosa possiamo fare durante il viaggio e soprattutto chi può venire con noi. Non ci resta che partire, facendoci ispirare da 5 parole chiave da tenere sempre ben presenti.

OBIETTIVO

Prendendo spunto da un famoso aforisma di Charlie Chaplin, potremmo dire che “Un giorno senza obiettivo è un giorno perso”. Quando viene in studio un nuovo paziente una delle prime domande che pongo è proprio legata agli obiettivi personali. Fino a qualche tempo fa le risposte più ricorrenti erano “Dimagrire” o “Diventare come…”: in questo caso insistevo fin quando non riuscivamo a trovare assieme una reale motivazione personale che fosse abbastanza forte da giustificare l’impegno (e la pazienza, ma questo lo vedremo fra poco) per ottenere il risultato desiderato. Negli ultimi mesi invece ho notato in tante persone il desiderio di riappropriarsi di qualcosa, di investire nel proprio benessere e nella propria salute o semplicemente di raggiungere un risultato (fisico o prestativo) agognato da tempo: sembra una banalità, ma non lo è assolutamente perchè si parte sempre da se stessi.

E’ famosissimo il modello S.M.A.R.T. per la definizione degli obiettivi, ideato dall’economista Peter Drucker. In breve, secondo questo modello un obiettivo deve essere:

  • Specific – Specifico, qualcosa di chiaro preciso, sapendo perchè interessa così tanto e cosa serve per ottenerlo;
  • Measurable – Misurabile, può aiutare ad esempio avere piccoli obiettivi intermedi che costituiscano un progresso intermedio verso il target (più grande) desiderato;
  • Attainable – Realizzabile, ambizioso perché no ma commisurato alle proprie potenzialità. ASICS sposa pienamente il concetto giapponese di kaizen, cioè il miglioramento continuo: un obiettivo realizzabile è qualcosa che sfrutta le proprie potenzialità espandendole e consentendo in questo modo di coronare anche progetti ambiziosi;
  • Relevant – Rilevante: ne vale davvero la pena? Siamo disposti a lavorare con pazienza per ottenerlo?
  • Time-bound – Programmato: Walt Disney ha scritto che “La differenza fra un sogno ed un obiettivo è una data”. Il punto di partenza siamo noi, ma ci serve anche un punto di arrivo – come quando siamo in auto e programmiamo il navigatore: se non mettiamo la destinazione, non possiamo partire!

PROGRAMMAZIONE

Il modello S.M.A.R.T. enuncia alla perfezione i presupposti per cui avere una programmazione è fondamentale. Spesso è fondamentale anche affidarsi a professionisti preparati che possano cucirvi addosso un programma adeguato. Se penso alla mia attività professionale, ho la fortuna di lavorare con molti atleti di sport diversi ed una gran parte dei nostri colloqui è dedicata a coordinare il piano nutrizionale con i piani di allenamento. Quando preparo una maratona inizio con alcune settimane di preparazione muscolare, proseguendo con un graduale aumento di volume (qualità e distanza) per terminare con il consolidamento degli allenamenti svolti in precedenza: pertanto, so che la mia alimentazione dovrà essere consistente con queste fasi affinché il mio organismo risponda in modo adeguato e l’allenamento sia davvero produttivo. Lo stesso dicasi per altre discipline (es CrossFit, Powerlifting, Nuoto, Triathlon ecc) ma anche semplicemente per qualunque altro obiettivo di salute o anche di lavoro. Prima abbiamo citato la pazienza: Roma non è stata costruita in un giorno, vero? Più un obiettivo è ambizioso o importante più passi richiede, la chiave è fidarsi della programmazione fatta e lavorare attraverso di essa con pazienza e costanza. Programmate senza lasciare nulla al caso, ma tenendo conto che sul percorso possono esserci imprevisti – come quando seguiamo le indicazioni del navigatore e troviamo una deviazione, per tornare all’esempio di prima. Niente paura: se la vostra destinazione è chiara un imprevisto può anche giocare a vostro favore e potreste scoprire alternative interessanti.

CURIOSITA’

Tendete a fidarvi subito di quel che leggete o se qualcosa non torna cercate di approfondire? Questo punto merita di aprire una parentesi sui social network, i quali remano un pò contro se vogliamo: basti pensare semplicemente al boom di blog, siti e programmi emersi negli ultimi mesi su temi come alimentazione, sport e psicologia. Tipicamente scrolliamo il feed di Instragam, Facebook o semplicemente navighiamo in rete in momenti di pausa o per passare il tempo (a meno che non sia il nostro lavoro, ovviamente), quindi la nostra soglia di attenzione in quel momento non è sempre efficace: così, si rischia di leggere cose anche molto diverse (se non diametralmente opposte) sullo stesso argomento a seconda della pagina che stiamo guardando ed è più che normale non porsi il problema di quanto ciò che è sotto i nostri occhi corrisponda a realtà. Finché si tratta di argomenti leggeri può anche andar bene, ma quando si tratta di salute, lavoro o tematiche di interesse comune diventa un problema. Perciò, mantenete un giusto grado di curiosità: è uno dei più grandi insegnamenti che mi ha dato l’aver seguito un percorso di studi scientifico e lo condivido volentieri. Non è scetticismo, ma un sano spirito critico. Non è detto che chi è più in vista o si espone maggiormente abbia sempre la soluzione migliore, allo stesso modo un concetto (o un’opinione, un giudizio) che viene portato alla ribalta a più riprese può non rappresentare sempre la reale situazione. Leggete, informatevi, chiedete e rivolgetevi, quando serve, a chi ha le qualità giuste per aiutarvi. Un pò come quando il GPS non ha campo e dovete chiedere ai passanti o affidarvi ad una vecchia mappa.

CONSAPEVOLEZZA

Torniamo alla A del nostro modello S.M.A.R.T. Nulla cambia finché non siamo noi a cambiare, e per fare questo serve una grande consapevolezza di se stessi e delle proprie potenzialità. Spesso parlo con persone che hanno iniziato da poco a correre e mi dicono che il loro sogno nel cassetto è partecipare ad una maratona, ma “non so se sono all’altezza” / “non ce la farò mai” / “non sono capace”. Alt! Innanzitutto rimuoviamo i suffissi negativi dal nostro vocabolario e proviamo a pensare a ciò che possiamo fare piuttosto che a ciò che non possiamo fare. La mia risposta ai runner neofiti è quasi sempre la stessa: “Non ti preoccupare, perchè se ce l’ho fatta io…!” Sono una persona che non ha mai brillato particolarmente per autostima, ma da qualche tempo a questa parte sto provando a cambiare il mio modo di pensare concentrandomi sulle mie potenzialità e cercando di non escludere a priori qualcosa se prima non ho provato a raggiungerla. Sono consapevole dei miei limiti certo – non punto a partecipare alle Olimpiadi, ad un concorso di bellezza o ad un premio letterario, mi basta sentirmi bene, fare quello che amo e perchè no, alzare l’asticella quando sento di poterci provare… scusate se è poco! Con una berlina non potremo vincere un gran premio di Formula 1, ma questo non ci impedirà di raggiungere le nostre mete preferite.

SQUADRA

La corsa è uno sport tendenzialmente solitario, ma questo non significa che non si possa fare squadra! Da qualche anno ho il piacere di collaborare con Julia ed Alessia nel progetto Correre al Femminile, ideato da Julia per accompagnare le donne a correre prendendosi cura di se stesse. Un motto che utilizziamo spesso è “Fai squadra con noi!”: che sia tramite un gruppo Facebook o in presenza, poter condividere il proprio percorso con qualcuno fa sì che la motivazione resti sempre alta e soprattutto assicura che, quando inciamperemo o avremo bisogno di aiuto, ci sarà qualcuno pronto per noi. Ho iniziato a correre per caso nel 2014 e da allora la corsa è sempre stata il “mio” momento per raccogliermi, riordinare le idee e rilassarmi (anche durante gli allenamenti più intensi): spesso quando corro riesco ad azzerare i pensieri concentrandomi sul presente e traendone energia e spunto. Avere una squadra permette di condividere tutto questo: ognuno di noi ha un potenziale individuale unico dato dal carattere e dall’esperienza, metterlo a disposizione del gruppo permette a tutti di crescere e di affrontare assieme sia i momenti migliori sia quelli di difficoltà. Torniamo alla nostra automobile, col navigatore ben programmato verso la destinazione: quando facciamo un viaggio in compagnia, si arriva prima di quanto pensassimo!

Generazione R(unning)

Nel mese di ottobre abbiamo chiesto chi fosse interessato a partecipare in un progetto al femminile per la rivista Correre. Cercavamo quattro donne di varie età che si mettevano a disposizione per tre mesi, correndo ovviamente.

Il progetto parte ufficialmente domani e si chiama Generazione R(unning). Per i primi tre mesi seguiamo gli allenamenti della Runner Carmela Carfagnini selezionata fra la fascia delle ventenni che si sono proposte.

Ogni mese troverete le interviste di Maria Comotti. Gennaio inizia in grande con suggerimenti sul “organizzazione” di Gemma de Francesco di Business for Lady

Potete leggere qualche altra notizia del progetto a questa pagina del sito della rivista Correre. Per il servizio completo troverete la rivista in edicola o online.

Quando avete poco tempo per correre

All’inizio di ogni mese sul Diario di Corsa c’è un pensiero o un consiglio specifico al periodo. Nell’edizione 2021 la scritta di aprile potrebbe andare bene anche per dicembre. Se avete poco tempo per allenarvi durante le prossime feste di Natale leggete perché sarà utile.

Ho un motto che ripeto spesso: “any running is good running”, ovvero qualsiasi tempo o distanza correndo è una corsa che va bene. Devo dire che nella mia testa suona meglio in inglese ma vi spiego il concetto.

Mettiamo che abbiamo un obiettivo di una certa distanza, dieci chilometri ad esempio. Abbiamo un programma da seguire e tre o quattro volte alla settimane infiliamo le scarpe da corsa per uscire e completare l’allenamento. Per le prime quattro settimane tutto fila liscio, ma poi nella quinta settimana c’è un compleanno in famiglia (ci vuole tempo per preparare la torta), facciamo tardi al lavoro (può capitare), o semplicemente non ci siamo organizzati bene e ci troviamo a corto di tempo per l’allenamento.

Nel non riuscire a seguire gli allenamenti scritti alcuni potrebbero andare in tilt e pensare che è andata tutta all’aria. Entra in azione il motto citato sopra. Se comunque correte anche per pochi minuti, non perderete la forma e condizione ottenuto fino a quel momento quanto se non aveste fatto niente. Vi propongo di fare una corsa molto breve, anche di pochi minuti. Il segreto della corsa super breve è che deve essere intensa. Riscaldatevi sempre con un chilometro di corsa lenta e poi aggiungete a scelta:

  • un chilometro a ritmo veloce
  • 2 x 500mt al massimo, rec. 2’00” da fermo o camminando
  • 10 x 100mt allunghi sprint, rec. 30” da fermo o camminando

Oltre a mantenervi in forma fino a quanto potrete ritornare al vostro programma regolare, vi regala belle sensazioni per il resto della giornata.

Le feste a tavola

Natale e Capodanno si stanno avvicinando: sarebbe ridondante ricordare le difficoltà oggettive che questo anno ci ha imposto sotto ogni punto di vista, e a maggior ragione diventa ancora più importante poter festeggiare e godersi queste giornate nel modo più sereno ed equilibrato possibile.

Da un punto di vista nutrizionale, quando si avvicinano le festività natalizie ci sono i classici “tormentoni” ricorrenti come:

“Ma io sto facendo la dieta, come faccio? 

Lo mangio o non lo mangio?”

“Ma questo non è ammesso dal mio piano nutrizionale, se lo mangio tutti i sacrifici che ho fatto finora saranno vani”.

“Oggi non mangio niente fino a stasera così a cena posso stare tranquillo/a e godermi tutto quello che ci sarà senza sensi di colpa”.

“Buongiorno, come mi devo comportare in questo periodo durante il quale “sgarro/ho sgarrato” spesso e non so come regolarmi? Digiuno breve? Digiuno totale?”

Innanzitutto, il cibo è nostro alleato quindi il primo passo è eliminare la parola dieta nel suo significato restrittivo. Dieta significa abitudine, dunque ciò che è davvero importante è mantenere una quotidianità sana tutto l’anno, piuttosto che doversi ridurre a sacrifici o restrizioni inutili nelle giornate di festa durante le quali invece è bello godersi tutto il possibile. 

Così come nel quotidiano è corretto assicurarsi che l’apporto nutrizionale sia adeguato qualitativamente e quantitativamente, allo stesso modo nelle occasioni di festa un pasto completo sarà di aiuto a gestire l’introito di eventuali cibi o abbinamenti che normalmente non siamo abituati a consumare. 

Lasciamo andare gli aggettivi ammesso/concesso/permesso/vietato/detox (soprattutto quest’ultimo). Se il nostro stile di vita è sano e la nostra alimentazione di qualità per tutto l’anno non sarà una fetta di panettone o pandoro, un pranzo o una cena, un aperitivo o qualsiasi altra occasione di festa a rovinare la nostra salute. 

Nel contesto di uno stile di vita equilibrato, basta farsi furbi e provare ad organizzare la giornata in modo che l’impatto metabolico dell’aperitivo/pranzo/cena sia efficacemente tamponato, senza ricorrere a beveroni, tisane, insalatone o digiuni – ma semplicemente assicurandosi di svolgere un pò di attività fisica magari prima dell’occasione di festa o subito dopo. Con attività fisica si intende qualsiasi pratica che sia commisurata alle abitudini già in atto ed alle proprie potenzialità: dunque nulla di eccessivo, nuovo o stressante. 

Se il “pasto libero” (chiamiamolo così) è a cena è consigliabile mantenere un’alimentazione equilibrata per tutto il giorno, bevendo un pò di più del solito e svolgendo attività fisica nel tardo pomeriggio:  potrete preferire dei carboidrati complessi, cercando magari di non abbondare nei grassi e godendovi invece i dolci. 

Qualora invece il pasto libero fosse a pranzo sarebbe meglio fare una colazione ed una cena più leggere, mantenendo sempre alta l’idratazione e svolgendo attività fisica in tarda mattinata o al più tardi la mattina successiva. In generale, praticare sport prima dei pasti principali consente di impoverire le riserve energetiche in modo che poi possano essere ripristinate, quando capita anche “con gli interessi”.

Ricordiamoci infine che le giornate come Natale e Capodanno sono fatte per festeggiare, sorridere, recuperare serenità e quel tempo per noi e per i nostri affetti che, durante l’anno, magari scarseggia un pò. Soprattutto quest’anno dunque allontaniamo paure o sensi di colpa e spostiamo l’attenzione sui ciò che conta davvero piuttosto che sui nostri piatti, godendoci con più spontaneità e serenità possibile tutto ciò che potremo condividere.

Vestirsi per correre al freddo

Ricevo quasi ogni giorno un email pubblicitario sull’abbigliamento invernale per correre. Le modelle nelle fotografie sono tutte vestite in modo perfetto, incluso la pettinatura con codino. Oggi va “di moda” vestirsi bene per uscire a correre, ma ho anche trovato molte donne che si sentono impediti dall’uscire da novembre a febbraio perché non hanno l’abbigliamento “giusto”. Magari ce l’hanno ma non è quella della rivista di corsa-moda.

Così, mentre allenavo un gruppo l’altra sera alle ore 19.00 ho scattato due foto per mostrarvi come ci si veste realmente per correre d’inverno. Questa poi era una serata particolarmente fresca a 3°c e molta umidità.

  • Prima di tutto a strati, tre per la precisione. Il primo strato sarà una maglia intima che allontana il sudore dalla pelle. Io uso questa della UYN perchè la trovo dello spessore perfetto per tenermi caldo e contemporaneamente non scaldarmi troppo. Maniche lunghe o corte sarà una vostra scelta personale.
  • Il secondo stratto è una maglia a maniche lunghe per trattenere il calore.
  • Il terzo strato è quello esterno per proteggervi dal vento, umido ed eventuale pioggia. Utilizzo molto volentieri un gilet anzichè una giacca propria (per non surriscaldarmi) e insisto sempre su un modello con tasche per poter mettere dentro…di tutto!
  • Cappellini o fascia per le orecchie in pile
  • Fascia per il collo (opzionale)
  • Calzini con un spessore da tenervi caldi i piedi
  • guanti in pile o lana!

Un’ultima nota suoi prezzi: per l’abbigliamento sportivo invernale costa un po’ di più ma sono articoli che durano per anni. Letteralmente. Ho un bellissimo completino (pantalone invernale, secondo strato e giacca) che ho comprato sedici anni fa e continuo a usare. Consideratelo un investimento!

Diario di una sportiva

Francesca Schioppo ha partecipato al Corso 5km nell’autunno 2020. Ecco la sua testimonianza

Sette settimane fa ho ripreso a prendermi cura del mio corpo in modo serio. In questi ultimi 3 anni mi sono presa cura di tante cose, un po’ meno di lui, di me. È stata una mia scelta per carità, ma ogni scelta dà e prende.

Sette settimane fa ho iniziato il Corso di 5km. Quando l’ho raccontato qualcuno si è messo a ridere “un corso per imparare a correre?”. Sì. A me piacciono i corsi, mi catapultano nelle nuove vite meravigliose che incontro, e un po’ più a fondo nella mia. Oggi abbiamo raggiunto il nostro primo obiettivo, correre i 5km. Non è tanto per uno sportivo, ma per me che sono sempre principiante, sì.

Il punto non è questo però. Per me è importante ripartire da zero, ad un certo punto rimettermi in gioco dal principio per fortificarmi e non avere paura della coerenza con il mio sé.

Nel mio lavoro utilizzo molto uno strumento chiamato customer journey — il percorso dell’utente — per capire cosa sente un individuo quando avverte un bisogno, cosa vede, come si muove per soddisfarlo, cosa cerca, cosa prova e quali sono le sfide che incontra per riuscire nella sua impresa. Oggi mentre correvo ho iniziato a pensare alla corsa come una journey, l’utente ero io e questa è la mia mappa:

1° km: inizia l’avventura, so che voglio farcela ma non so cosa ci sarà lungo la strada. Sono contenitiva come un animale che si preserva e scandisco i passi per allinearmi al mio respiro.

2° km: gambe pesanti, i ‘terribili due’ esistono anche nella corsa dannazione!

3° km: al terzo km sono passata per un luogo, Piazzale Diaz, dove tre anni fa ho fatto la mia prima 5km alle 5 di mattina. Appena supero il terzo chilometro ho la certezza che non mi fermerò, eh no ora non posso più sarebbe un peccato a questo punto! È il momento marzulliano, inizio a parlare con me stessa.

4° km: al km 3.99 penso che potrò arrivare ovunque lo vorrò, 5-10-20… posso volare se mi impegno

5° km: fisso l’orologio e non c’è più il futuro. Mi godo il qui ed ora. Il fiato, l’assenza di fiato, l’aria ovunque!

Oggi era la mia prima 5km e il mio primo giorno di ciclo. Una carica di desiderio nelle fibre e una secchiata di stanchezza rovesciata addosso, un cortocircuito insomma. In altri tempi avrei rimandato la corsa ‘per farla meglio dopo il ciclo’. Ma il parkour mi ha insegnato l’adattamento continuo e reciproco, a disegnare il mio percorso e a disegnarlo ricorsivamente senza deludermi mai; a iniziare insieme e finire insieme, ma anche a prendermi il mio tempo. Oggi mi sono allenata con la mia femminilità, ascoltandola non proteggendola, facendo insieme quello che ci andava di fare, complici senza meglio e senza peggio. È stato bello. E pensare che l’iconografia mediatica del Parkour lo associa ancora ad uno sport da maschi.

Un altro sport che oggi mi ha aiutata a partire è stata la scherma. La scherma mi ha insegnato davvero tante cose, forse soprattutto ad avere il coraggio dell’intenzione: se vuoi partire (l’attacco) l’intenzione deve essere chiara, devi prendere il ferro dell’avversario chiaramente e fare quel primo passo marcatamente prima dell’altro schermitore, altrimenti la tua intenzione non sarà chiara all’arbitro. Comunica le tue intenzioni, per averle chiare a te. E poi la parata, il colpo fuori bersaglio, la mossa di ‘legare il ferro dell’avversario al tuo’ (non andarci contro), la pedana come spazio fisico e mentale in cui imparare a gestirsi e a muoversi. Come nella disciplina con cui lavoro ogni giorno, i vincoli stressano il processo creativo per ottenere risultati imprevedibili. (Conditional design)

Oggi ho corso con quello che ho imparato da tutte queste discipline, e con la consapevolezza che sto imparando dal mio primo corso di corsa. La corsa mi ha sempre accompagnata, senza troppe pretese, nei momenti in cui gridava in me il bisogno di muovermi ma anche quello di liberarmi dalle discipline, dal fuori confort, dagli altri me, un ritorno alla casa-base. Mi sta insegnando che il sentirmi confortevole è uno dei bisogni primari che devo ascoltare, mi riporta alla mia velocità, al mio passo, e in queste settimane mi ha svelato anche cosa vuol dire “avere l’amico con cui correre”, la ricerca che nel mio intimo ho iniziato da più tempo a questa parte. Mi apre ai fuori pista ed è stata la prima che mi ha suggerito l’idea di esplorare le città con il movimento.

Tutte queste discipline sportive mi allenano ogni giorno alla pazienza e al valore bellissimo di questo termine. Vorrei che negli incubatori di startup si parlasse più di pazienza che di determinazione, ma questa è un’altra storia.

Ps. Questa non è una chiamata alle armi contro i dpcm, non sopporto il dover sentir parlare dell’impedimento ad allenarci come di una limitazione alla libertà di movimento; penso che lo sport sia come un framework, un’architettura logica di supporto sulla quale progettiamo il nostro essere, composta da concetti, pratiche, rituali, principi e dalle relazioni tra essi. Chiudere palestre o limitare gli allenamenti all’esterno è qualcosa che possiamo affrontare proprio grazie a questa architettura costruita nel tempo, per questo l’educazione al movimento è importante e va incentivata negli ambienti educativi. Ma sempre proprio per questo è anche il miglior strumento mentale che abbiamo per essere adattivi e forti di fronte alle circostanze restrittive.

Cogliamo l’occasione per un cambiamento positivo! Grazie ai miei maestri che lo fanno con fermezza!

Francesca Schioppo

Gare al femminile

Mercoledì 25 novembre, in occasione Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, si organizzano in Italia due manifestazioni di corsa. Ecco le informazioni per partecipare alla Strawoman e la Women in Run:

Strawoman celebra i suoi dieci anni con una versione virtuale della gara. Avete sino al 18 novembre per iscrivervi online per ricevere a casa il pettorale e maglietta dedicata. Stawoman Virtual Edition può essere corso in qualsiasi momento dal 22 al 29 novembre. Non ci sono limiti di distanza e potete scegliere di camminare o correre. Per informazioni ed iscrizioni andata al Sito Strawoman

Women in Run propone un’unica data per l’evento 2020: il 29 novembre. Iscrivendosi si riceverà una maglietta ASICS targata WIR per la vostra corsa virtuale. Anche qui, non ci sono limiti di distanza e modalità di corsa. Per iscrizione potete andare su questa pagina ENDU.

Oltre al “peso” c’è di più

C’è un oggetto che è quasi sempre temuto e disprezzato quando si comincia a parlare di alimentazione, dieta, obiettivi: la bilancia. Mentre il display lampeggia in attesa del verdetto il linguaggio corporeo (di quasi tutti) parla chiaro: schiena un pò curva e sguardo basso, un misto fra il sospettoso ed il trepidante. Attenzione, la bilancia comune è semplicemente un oggetto creato per pesare un corpo. Detto così sembra quasi banale, ma il numero che compare sulla bilancia non ci dice nulla in merito a ciò di cui il nostro corpo è costituito – cioè massa grassa, muscolo, acqua. Quando il numero sulla bilancia sale, cosa sta aumentando? E quando scende? Stiamo guadagnando massa muscolare o magari semplicemente il nostro corpo è infiammato e tratteniamo più liquidi? Il nostro allenamento ci sta aiutando a far diminuire la massa grassa in eccesso (se necessario), valorizzando e potenziando il muscolo – dunque agendo in modo ottimale sulla nostra “cilindrata”?  Non possiamo più limitarci ad osservare i numeri sulla bilancia. Il valore numerico misurato dalla bilancia è senza dubbio un indicatore di partenza, così come l’indice di massa corporea (IMC) che mette in relazione peso e altezza: a parità di altezza uguale infatti, l’IMC di un body-builder con elevata massa muscolare sarà uguale a quello di un sedentario in forte sovrappeso. Lo scopo deve essere perdere massa grassa, liquidi in eccesso ma non il prezioso muscolo.

Suggerimenti

Chiedetevi “dove” perdere peso e, possibilmente, misurate i vostri progressi. Questo si può fare tranquillamente anche a casa, con un semplice metro da sarta col quale misurare i punti critici dove normalmente si accumula il grasso: per le donne la circonferenza addominale, quella del braccio o alla radice della coscia, per gli uomini anche la circonferenza pettorale. Fidatevi più delle vostre sensazioni o di un paio di jeans che torna a chiudersi  con facilità piuttosto che dei numeri sulla bilancia. Guardate il meno possibile la vostra bilancia di casa o, se ne siete dipendenti, provate a pesarvi non più di una volta a settimana e se siete amanti dei numeri e della precisione o state facendo un percorso specifico, rivolgetevi una o due volte all’anno ad una figura professionale (medico, biologo nutrizionista, dietista) che possa fornirvi una misurazione corretta in merito ai valori di massa grassa, muscolo ed acqua di ritenzione. Non copritevi eccessivamente durante gli allenamenti per sudare di più: non solo questo non vi farà perdere massa grassa, ma vi creerà grossi problemi di termoregolazione che renderanno il vostro corpo ancora più infiammato. Infine: bevete, bevete, bevete (acqua, tisane ecc). Donne, ricordate che il ciclo mestruale può provocare gonfiore e ritenzione, dunque se in quei giorni il famoso numero sulla bilancia sale non preoccupatevi.

L’esempio di Tina

Tina, ad esempio, è una donna schiava della bilancia che si pesa tutti i giorni, in leggero sovrappeso ed il cui scopo è perdere “7-8kg” per poter riprendere a correre. Durante la consulenza emerge un’alimentazione totalmente de-regolata e la composizione corporea risulta, in bioimpedenziometria, nettamente sbilanciata non sono su un eccesso di massa grassa, ma anche di liquidi: i kg effettivi da smaltire sono 6, 4 di grasso e 2 di liquidi. Tina torna al controllo dopo un paio di mesi, durante i quali  non  solo non si è mai pesata ma ha anche modificato sostanzialmente la sua alimentazione ed i ritmi delle sue giornate. Sale sulla bilancia ma il peso sembra essere quasi identico a quello misurato la prima volta. Dopo qualche minuto di panico e timore, la bioimpedenziometria ci dà il verdetto definitivo – il peso complessivo di Tina è rimasto uguale, ma la sua composizione corporea si è ribaltata: i liquidi sono leggermente scesi, ma c’è stata una perdita di 4Kg di grasso ed un guadagno di più di 3Kg di muscolo. Quello che è nato come uno sguardo di sconfitta è diventato uno sguardo di felicità e conquista.